31.05.2023 11:30 / Articoli Team Zoomunity
In più di una occasione è stato necessario sconsigliare, o addirittura, rifiutare la richiesta di vaccinazione di un animale da parte del proprietario e/o responsabile.
Perché un Medico Veterinario può (e deve) scegliere se vaccinare un animale o no?
Perché la somministrazione di un prodotto vaccinale deve essere sempre e comunque valutata e ponderata, in quanto la stimolazione immunitaria di un organismo deve essere processo supportato dall’organismo stesso, non dannoso e soprattutto efficace!
Quali sono le condizioni per le quali non dovremmo procedere a effettuare vaccinazione?
Sicuramente animali che clinicamente presentano dei problemi fisici: pazienti che alla visita mostrano alterazioni dei principali segni clinici (stato di reattività, temperatura corporea, polso, ecc), piuttosto che animali i cui proprietari riferiscono problemi in anamnesi: es. il mio cane ieri ha avuto diarrea, oppure ho notato che il gatto da qualche giorno starnutisce. Anche nei pazienti con problemi cronici va ben ponderata la vaccinazione; molto cambia qualora la patologia sia ovviamente sotto controllo o meno (es. patologie metaboliche, diabete, patologie ormonali, infiammazioni croniche, patologie autoimmuni ecc.)
Tutte queste informazioni, nonché dettagli che non riscontriamo alla visita ma ci riferisce il proprietario e viceversa, ci danno un’idea dello stato di salute dell’animale, ma anche dello stato di “occupazione” che in quella circostanza ha i suo sistema immunitario.
Che rischio corriamo somministrando un vaccino in un animale con problemi?
In primis potremmo “indebolire” la reazione immunitaria che il suo sistema sta attuando, inducendo una modifica del focus su cui il sistema è concentrato in quel momento. La vaccinazione può distogliere in un certo senso il sistema immunitario da quel target, indebolendo la sua risposta (es. stati infettivi);
Rischiamo di non avere una corretta immunizzazione in seguito al vaccino stesso (es. sistema immunodepresso o esausto dopo una certa patologia);
E’ stato inoltre osservato come routinarie ma eccessive vaccinazioni possano, nel soggetto anziano in particolare, incidere sull’insorgenza di determinate patologie.
Quindi come ci comportiamo?
Definiamo insieme al Medico Veterinario il protocollo vaccinale più corretto, attenendoci a:
Nel cane e gatto anziani, inoltre, si suggerisce sempre di fare dei check-up generali, onde evitare di non accorgersi di problemi magari reiterati nel tempo. Poniamo attenzione a riferire al Medico Veterinario dettagli che possono essere importanti. Non limitiamoci a chiedere e informarci e mettiamo in condizione il Medico di stabilire la migliore protezione vaccinale per il nostro animale.
Ricordiamo che il vaccino non è una punturina, non è una pratica che ci protegge da qualsiasi cose, è un atto medico e pertanto richiede di essere ponderato e ben gestito!
Ricordiamo anche la possibilità di poter monitorare tramite test specifici, ad oggi anche accessibili e di rapido riscontri, in grado di darci idea della condizione di immunizzazione dell’animale riguardo un determinato agente patogeno. Questo può permetterci di avere informazioni aggiuntive per decidere se rimandare o meno la vaccinazione in quei pazienti la cui condizione clinica può essere ambigua o sui quali non vogliamo stimolare oltremodo l’aspetto immunitario.
...Altro24.05.2023 12:06 / Articoli Team Zoomunity
Non di rado presente nel cane anziano, con particolare prevalenza in razze come il pastore tedesco, la sindrome vestibolare interessa appunto l’apparato vestibolare, sede di regolazione e controllo dell'equilibrio.
L’apparato vestibolare è costituito, anatomicamente, da orecchio interno, nervo ad esso connesso e area del cervello responsabile dell’immagazzinamento e comunicazione delle informazioni riguardanti la posizione del corpo nello spazio.
Qualora vi fosse un danno a uno di questi livelli, viene meno, appunto, la funzione regolatoria di tale sistema, con sintomi definibili come neurologici.
Per il proprietario non è sempre semplice distinguere tali sintomi, poiché coinvolgono, in effetti, anche altri apparati, tra cui occhi, gastroenterico, testa, corpo in generale.
Per spiegarci meglio, un animale con sindrome vestibolare, può mostrare:
le cause di questa condizione sono diverse, in base anche alla localizzazione stessa del danno; possiamo avere danneggiamento dell’orecchio, con perforazione timpanica o interessamento dell’orecchio medio, ma anche interessamento dell’innervazione piuttosto che dell’area cerebrale. Non vanno escluse forme tumorali o infettive. C’è da dire che, spesso, nel paziente anziano, possono insorgere problemi vascolari e la sindrome vestibolare può essere conseguente a ischemia.
Talvolta accade che, nonostante molteplici indagini, non si venga a capo dell’effettiva causa scatenante.
Il recupero della condizione clinica spesso è rapido, grazie anche ad una adeguata terapia sintomatica.
Non è detto, però, che vi sia una totale reversibilità dei sintomi; questo capiamo bene come possa dipendere anche dalla causa stessa della sindrome. Nel caso, ad esempio di gravi infiammazioni o anche di presenza di tumori, viene semplice capire che la totale reversibilità potrebbe non essere possibile. Talvolta persiste una postura della testa non corretta, con testa più o meno ruotata lateralmente.
Vari rimedi possono essere improntati per la sindrome vestibolare. Fondamentale un primo intervento per controllare eventuale vomito, provocato da nausea da mancato equilibrio, un po' quello che accade quando si percepisce mal di mare.
È anche importante supportare con fluidoterapia pazienti che hanno avuto vomito o impossibilità ad alimentarsi, soprattutto se anziani e/o con una condizione di idratazione corporea scarsa.
Per questi motivi consigliamo sempre di non sottovalutare queste situazioni e rivolgersi immediatamente al Medico Veterinario, in modo da improntare una prima terapia e individuare il percorso diagnostico e terapeutico a lungo termine più corretto, talvolta anche avvalendosi di terapie integrate naturali!
...Altro10.05.2023 10:49 / Articoli Team Zoomunity
Essere proprietari di un animale vuol dire assumersi la responsabilità di garantire il benessere dell’animale stesso, nonché il corretto comportamento dell’animale nei confronti della realtà circostante (ambiente, persone, bambini, altri animali).
Oggi sicuramente chiediamo ai nostri animale di sapersi adattare a situazioni molto variabili, a volte, lontane dal contesto al quale sono abituati o dal quale provengono. Per fare questo è necessario che l’animale, prima di ogni altra cosa, possa fidarsi del proprietario, che saprà essere un supporto e una sicurezza per il cane.
A tale scopo, sono istituiti dei percorsi formativi, il cui obiettivo è rendere il futuro proprietario di un cane, consapevole e preparato alla gestione del proprio animale, affinché si instauri una convivenza serena nell'ambito familiare e non.
I Comuni, in accordo con i Servizi Veterinari e gli Enti di Protezione Animale, si occupano di formulare dei percorsi formativi per i proprietari di cani con rilascio di una specifica attestazione, definita patentino.
Il Patentino per proprietari di cani è un attestato consegnato al termite di tale percorso; ha l’obiettivo di fornire informazioni chiare riguardanti una corretta gestione e convivenza dell’animale, nonché sopperire a dubbi o mancate conoscenze del proprietario stesso.
Tutti i proprietari possono partecipare volontariamente, mentre risulta d’obbligo per detentori o proprietari di cani con necessità di valutazione comportamentale.
Esistono due livelli formativi:
Il percorso formativo di base ha una durata complessiva di 10 ore, suddivise in 5 sessioni didattiche di 2 ore ciascuna e prevede la trattazione dei seguenti argomenti:
La fase teorica può essere integrata da dimostrazioni pratiche.
Il percorso avanzato è obbligatorio per i proprietari e detentori di cani riconosciuti a rischio elevato per l’incolumità pubblica (es. cani morsicatori o aggressivi, segnalati ai servizi veterinari), richiesto da un veterinario ufficiale, che può avvalersi della consulenza di un medico veterinario esperto in comportamento animale per una valutazione comportamentale più approfondita sul cane.
Gli argomenti sono gli stessi del corso di base, ma trattati in maniera più specifica e con un maggior numero di sessioni; inoltre sono presenti attività pratiche e periodica verifica da parte del servizio veterinario ufficiale.
I docenti di questi percorsi sono Veterinari esperti in comportamento animale o Veterinari appositamente formati.
Ricordiamo, quindi, che “Il proprietario è sempre responsabile del benessere, del controllo e della conduzione del proprio animale e risponde, sia civilmente che penalmente, dei danni o lesioni a persone, animali o cose provocati dall’animale stesso. Chiunque, a qualsiasi titolo, accetti di detenere un cane non di sua proprietà ne assume la responsabilità per il relativo periodo.” Ministero della Salute.
Spesso tanti proprietari dimenticano questo tipo di responsabilità, dando per scontata la bontà di determinati atteggiamenti routinari, spesso, invece, assolutamente dannosi. Cerchiamo quindi di metterci sempre in discussione e aprirci a nuove conoscenze che possono far stare meglio noi e il nostro cane e migliorare il nostro rapporto!
...Altro02.05.2023 10:49 / Articoli Team Zoomunity
Con l'inizio delle giornate più calde, ci si ricorda della necessità di utilizzare antiparassitari per i nostri animali domestici. Effettivamente le stagioni calde risultano le più sensibili per le parassitosi, anche se dovremmo far fronte ai parassiti interni ed esterni tutto l’anno! Facciamo chiarezza e sfatiamo qualche mito!
L'antiparassitario serve solo in primavera-estate? No!
L'antiparassitario è necessario tutto l'anno, semplicemente nelle stagioni più calde utilizzeremo un prodotto adeguato a proteggere i nostri animali non solo da pulci, zecche e acari, ma anche dai flebotomi responsabili della trasmissione della Leishmaniosi. I repellenti per i flebotomi sono necessariamente ad uso esterno (collare o spot on) e possono essere associati, SE NECESSARIO, a prodotti ad uso orale. Ci sono anche prodotti mirati a prevenzione e trattamento di parassiti interni, come ad es. Strongili e Filaria. La scelta è davvero ampia ed è indispensabile farsi indirizzare dal Medico Veterinario!
Il mio animale vive solo in casa, quindi posso non utilizzare l'antiparassitario? No! Noi stessi portiamo nell'ambiente domestico uova di parassiti attraverso le scarpe; in più anche i flebotomi possono entrare nelle nostre case, a volte anche attraverso la trama delle zanzariere!
L'antiparassitario spot-on può essere applicato subito dopo il bagno sulla pelle pulita? No! L'antiparassitario va applicato correttamente dopo almeno 48 ore dal lavaggio, perché il prodotto si distribuisce sul film lipidico della cute, che viene in parte eliminato dagli shampoo.
L'antiparassitario che utilizzo per il mio cane va bene anche per il gatto? Assolutamente NON va utilizzato! Può essere fortemente tossico per il gatto, causando stato di intossicazione, convulsioni, perfino portare a morte.
L'antiparassitario posso applicarlo in più punti? Vero ma con attenzione, soprattutto nel gatto che riesce a ruotare molto la testa e arrivare a leccarsi ovunque, meglio prediligere un punto alto sulla nuca, laddove non arrivi a leccare il prodotto, rischiando scialorrea e intossicazione.
È sufficiente l'uso di antiparassitari naturali a base di oli essenziali? La durata dei prodotti a base di oli essenziali è di solito effimera, quindi tenere ben a mente durata ed effetto di tali prodotti per proteggere i nostri animali in maniera opportuna; possono comunque essere valido aiuto in associazione ai prodotti classici.
Posso chiedere delucidazioni al mio veterinario riguardo gli antiparassitari? DOVETE chiedere al veterinario delucidazioni. Il medico vi darà indicazioni su tipologia e frequenza di somministrazione del farmaco per proteggere adeguatamente i vostri amici e voi stessi, perché, ricordiamolo, alcune patologie parassitarie colpiscono anche noi ed è dovere di tutti evitarne la diffusione!
Voglio ricordare, infine, che la capacità di potersi difendere dai parassiti è strettamente legata allo stato clinico e di benessere dell’organismo. Addirittura la capacità di attirare parassiti esterni può dipendere dallo stato di acidosi dell’organismo stesso, in grado di modificare l’odore che emana, attraente per insetti e parassiti. Inoltre molto incide l’efficacia e la competenza del sistema immunitario, solitamente sano e reattivo in un soggetto che si alimenta adeguatamente e il cui stato psico-fisico è in equilibrio.
...Altro
19.04.2023 10:57 / Articoli Team Zoomunity
Spesso un cruccio dei proprietari è la perdita costante e continua del pelo dal mantello di cani e gatti.
Parlo di cruccio poiché risulta intanto essere impegnativo gestire la perdita di pelo in casa, soprattutto per possessori di animali con un folto sotto-pelo (es. husky) ma a volte rappresenta vera fonte di preoccupazione per i proprietari, spettatori di pelo cadente a ciuffi.
Facciamo un po' di chiarezza su alcuni punti cardinali.
Iniziamo dicendo che la perdita di pelo e sotto-pelo causa muta avviene, genericamente, nel cambio stagionale primaverile e autunnale, periodo, d’altronde, in cui anche nell’essere umano c’è un “ricambio” ad esempio dei capelli. Questo è causato da un ciclico rinnovamento adattativo alla stagione, quindi all’inizio del periodo più caldo o più freddo. Capiamo bene come la necessità di adattamento per animali che vivono in casa, possa essere falsato. Le temperature casalinghe sono costantemente modulate rispetto a quelle esterne, ma anche la gestione dell’animale è variata (es. il cappottino per animali a pelo cortissimo o privi di sotto-pelo). Questo comporta una necessità alterata di muta, che si tramuterà in un rinnovamento blando continuo, piuttosto che in una muta efficace e completa due volte l’anno.
Allora cosa fare?
Sicuramente aiutare l’eliminazione del pelo morto con una spazzolatura frequente, intensificata nei periodi critici, è fondamentale per la corretta salute del mantello, onde evitare residui di pelo morto all’interno del quale si accumulano residui di sfaldamento e cellule morte.
Allora quando preoccuparci?
Sicuramente quando l’entità del pelo perduto è tale da lasciare un mantello spoglio, poco fitto, con cute facilmente visibile, piuttosto che con aree alopeciche evidenti. In tutti questi casi vi possono essere delle anomalie organiche molto più profonde.
Inoltre è necessario valutare non solo la quantità del mantello, ma la qualità; un mantello poco fitto, con pelo opaco, ruvido, o grasso e unto, cute secca e forforosa, lesioni cutanee sono tutti elementi qualitativi che devono allarmarci sullo stato di salute dell’animale.
Quali possono essere cause di alterazioni del mantello?
È chiaro che discernere tutte queste condizioni è competenza del Medico Veterinario, pertanto se l’aspetto del mantello del vostro animale non vi convince, è sempre utile fare un consulto medico, al fine di inquadrare eventuali problemi e affrontarli quanto prima.
...Altro06.04.2023 13:48 /
La storia dell'uomo è costellata di tentativi di manipolazione e controllo del mondo circostante, in particolar modo della natura. Oggi si iniziano ad osservare gli esiti di tante scelte effettuate nel tempo. Tra queste, di nostro interesse, le selezioni di razza. Tali selezioni riguardano diverse specie animali, prima quelli da reddito poi, quelli da compagnia, in primis il cane, subito dopo il gatto.
Perché da qualche anno si parla di maltrattamento genetico?
Perché in effetti ci si è resi conto di avere creato, nel tempo, attraverso un’infelice selezione, una discendenza di animali oggettivamente malati. La creazione di razze, selezionate per canoni fisici ipertipici, inutili e dannosi ai fini funzionali, ma gradevoli (per qualcuno) all’occhio, va pienamente a discapito del benessere animale. Se in un bovino da latte la selezione ha portato ad un aumento esagerato delle dimensioni della mammella in lattazione, talmente elevate da creare ingombro alla deambulazione, nel cane e nel gatto le modificazioni estetiche sono altrettanto spinte.
In effetti la selezione genetica ha portato alla creazione di soggetti le cui caratteristiche rasentano l'incompatibilità alla vita, o comunque comportano delle condizioni di vita costantemente al limite del benessere.
Mi riferisco, quindi, a tutti quegli animali che nascono con patologie congenite di cui conosciamo bene l'esistenza.
Un esempio ricorrente ed evidente sono i soggetti brachicefali, sia cani che gatti (carlini, persiani, bouledogue ecc). La poco ragionata selezione di caratteristiche quali viso tondo, aspetto da cucciolo, dimensioni ridotte, si accompagna a malformazioni delle prime vie aeree e della colonna vertebrale, con palesi difficoltà respiratorie e/o motorie di questi animali; in aggiunta predisposizione a patologie dermatologiche, intestinali, renali ecc.
Allo stesso tempo altre razze portano con sé disturbi articolari, neurologici, cardiaci gravi. Anche nel gatto siamo testimoni di razze prive di pelo, con arti corti, senza orecchie ecc ecc.
Queste condizioni sono esacerbate da accoppiamenti assolutamente improvvisati e poco ponderati, causa sempre crescente richiesta di cuccioli low cost!
La comunità scientifica e i Medici Veterinari si muovono affinché vi sia sempre una maggiore informazione a riguardo e affinché si possa arginare la sempre maggiore richiesta di determinate razze.
Ma in effetti, come possiamo mettere un freno a tutto questo?
Innanzitutto con informazione e consapevolezza: sono consapevole delle caratteristiche etologiche e fisiche di quella razza? Sono in grado di far fronte in termini di impegno, tempo, denaro, alle possibili esigenze del mio animale, che si porta dietro tare genetiche predisponenti patologie? Saprò affrontare cure mediche, alimentazione adeguata, visite, terapie, chirurgie per far stare bene il mio animale, a dispetto dei difetti anatomici (e non) che si porta dietro?
Scelta ragionata della razza: cosa sto scegliendo e incentivando? Tengo ad avere un animale sano? O voglio un simbolo che possa mostrare agli altri chi sono? Questo è molto importante e vuol dire davvero fermarci a riflettere sul valore della vita e sulle conseguenze delle nostre scelte. Rincorrere una caratteristica estetica non è un valore che possa essere paragonato al benessere di un essere vivente.
Scelta corretta dell’allevamento: questo è fondamentale. Se siete sicuri di volere una determinata razza, allora scegliete un allevamento serio. Un allevatore serio si distingue principalmente per le scelte che intraprende sulle linee genetiche. Un allevatore serio esclude i soggetti ipertipici e malati dalla riproduzione. Un allevatore serio non fa riprodurre animali che possano trasmettere alla prole una determinata patologia, anche se quell’animale è fisicamente bello o “particolare”.
Con la speranza di avere sfiorato la coscienza comune o avere aperto dei punti di domanda per chi ci segue, sarebbe bello poter mantenere un canale di comunicazione sull’argomento e poter anche usufruire di esperienze in merito dal punto di vista del proprietario. Invitiamo, quindi, a richiedere informazioni e approfondimenti sul tema, che sappiamo essere molto delicato e sentito; sappiamo anche di rivolgerci a proprietari amanti dei propri animali e di determinate razze, pertanto sentiamo ancora di più la necessità di scambiare punti di vista ed esperienze.
...Altro29.03.2023 14:13 /
Anche se tutti conoscono perfettamente l’obbligatorietà del microchip, mi capita molto spesso di riscontrare nei proprietari di animali domestici, riluttanza nei confronti di questo dispositivo.
Per questo motivo, spero che questo articolo possa fare chiarezza su diversi punti. Per attenerci totalmente ad un’informativa corretta, utilizzeremo informazioni estrapolate dal portale salute.gov.
Cos’è il microchip?
Il microchip è un piccolo dispositivo elettronico, di forma cilindrica di circa 8/10 millimetri di lunghezza e 1/2 millimetri di diametro, rivestito in materiale biocompatibile, introdotto sottocute. Il microchip deve essere conforme alla norma ISO (International Standards Organization) 11784 e all’Allegato A della norma ISO 11785.
E’ l’unico metodo di identificazione?
Dal 1° gennaio 2005 l’unico sistema identificativo nazionale per gli animali d’affezione è il microchip.
Il microchip è obbligatorio?
È obbligatorio provvedere all'identificazione e alla registrazione dei cani nell’Anagrafe canina di residenza o della ASL competente, in conformità alle disposizioni adottate dalle regioni e dalle province autonome di Trento e Bolzano. Per quanto riguarda il gatto, al momento non vi è obbligo di microchip in tutta la nazione, se non in caso di necessità di trasporto all’estero. In alcune regioni italiane (Lombardia, Puglia) anche per i gatti è obbligatoria l’identificazione con microchip.
Quando applicarlo?
Il proprietario o il detentore di un cane deve provvedere a far identificare e registrare dal veterinario l’animale entro il secondo mese di vita tramite l'inoculazione del microchip e contestualmente richiedere il rilascio del certificato di iscrizione in anagrafe, che costituisce il documento di identità e che deve accompagnare il cane in tutti i suoi trasferimenti di proprietà.
Chi lo applica?
Esclusivamente il medico veterinario. I veterinari che provvedono all'applicazione del microchip devono effettuare contestualmente la registrazione nell'anagrafe dei soggetti identificati.
È pericoloso?
No, se applicato correttamente, il microchip non può nuocere in alcun modo all’animale, né per presenza fisica, né per effetti secondari. Non vi è, difatti, alcuna emissione di onde dal dispositivo.
Posso localizzare il mio animale tramite il microchip?
No, il microchip non è un localizzatore GPS, la sua funzione è prettamente identificativa. Per fare questo, va letto il codice microchip con apposito lettore.
Ma quindi a cosa serve?
A identificare l’animale e il suo proprietario, quindi è un deterrente per furti e abbandoni, nonché un modo per reperire il proprietario in caso di smarrimento o fuga.
Oggi risulta inoltre indispensabile per qualsiasi ricettazione veterinaria, nonché per poter accedere a servizi assicurativi.
In caso di cambio proprietà?
Assolutamente vanno comunicati cambi proprietà e/o modifiche dati (es. indirizzo, telefono ecc) presso l’anagrafe di appartenenza o relativa alla sede di detenzione dell’animale. Per i cambi proprietà, necessario possedere certificato di nullaosta da parte di chi cede. Questa prassi è indispensabile in caso di vendita, in quanto l’onere di identificazione dell’animale è di chi fa cessione.
Ogni cucciolo venduto deve già possedere un microchip registrato!
...Altro21.03.2023 22:24 / Articoli Team Zoomunity
Perchè non prendere un cane o un gatto prima di 2 mesi di vita
“Sono vietate la vendita e la cessione a qualsiasi titolo di cuccioli prima della undicesima settimana di vita, anche se proveniente dall’estero” Disegno di legge N. 2858 - Senato
Il cucciolo, durante i primi mesi di vita, attraversa delle fasi essenziali ai fini dello sviluppo fisico e cognitivo; stimoli, esperienze e sensazioni vissute, condizioneranno per sempre, a volte in modo non reversibile, il suo repertorio comportamentale e non.
Fase neonatale: totale dipendenza materna, incapacità di mantenere la temperatura corporea, occhi chiusi e assenza di udito. Durante questa fase inizia il processo di sviluppo neuronale e corporeo. Il suo termine lascia il posto al momento di transizione, durante il quale il cucciolo inizia a vedere e sentire, ad acquisire piano piano più forza sugli arti, inizia a percepire il mondo che lo circonda, inizia ad apprendere!
Fase critica: periodo di SOCIALIZZAZIONE (dalla 4a settimana di vita). Il cucciolo interagisce sempre di più con la madre e i fratelli, ma anche con il mondo circostante (se adeguatamente stimolante; ad esempio un cucciolo cresciuto esclusivamente in box avrà opportunità diverse rispetto a quello che ha avuto modo di esplorare il territorio). In questa fase egli inizia a comprendere cos’è l’inibizione al morso (e all’uso degli artigli nel caso dei gattini), cosa sono le delimitazioni ambientali (defecare e urinare in un posto ben preciso), quali sono le sue capacità fisiche e comunicative. E tutto questo viene insegnato anche da madre e fratelli, in un mix di educazione e gioco. Il cucciolo impara in questa fase ad essere EQUILIBRATO e correttamente reattivo agli stimoli. Capiamo bene quanto sia essenziale questo stadio.
E capite bene, a questo punto, l'esigenza di NON prendere un cucciolo o un gattino troppo precocemente! Andremmo a togliere la possibilità a quell’individuo di avere uno sviluppo cognitivo e comportamentale normale. Avremo più possibilità di avere un soggetto troppo reattivo o aggressivo o eccessivamente diffidente, con una mancata inibizione al morso o al graffio, poco capace probabilmente di relazionarsi con i suoi simili e con noi. Inoltre spesso il neoproprietario pretenderà capacità che il piccolo, a meno di due mesi, non può avere (es. un cucciolo preso ad un mese di vita non può trattenere la pipì a lungo e la farà dove capita; il proprietario, arrabbiato, lo sgriderà e questo stimolo negativo, in una fase di acquisizione così importante, segnerà a lungo il suo carattere e il rapporto con il proprietario stesso).
Aspetto ulteriore da considerare è la fase alimentare dello svezzamento, estremamente delicata per quanto riguarda lo sviluppo della tolleranza intestinale. Uno svezzamento errato o concomitante a stress quali il distacco materno e il cambio ambiente, possono determinare alterazioni dell’immunità e del microbiota importanti.
L’età corretta per il distacco da madre e fratelli e l’ingresso in una nuova famiglia è, quindi, MINIMO 2 mesi di vita. E anche la legge lo conferma!
ATTENZIONE! Spesso mi sono ritrovata proprietari convinti di aver preso cuccioli di cani di taglia piccola o addirittura spacciati per toy di due mesi, ma in realtà gli erano stati affidati cuccioli estremamente giovani. Parliamo di soggetti di un mese scarso di vita; queste sono situazioni palesi di truffa e soprattutto maltrattamento animale. Quindi diffidate sempre e chiedete supporto al Medico Veterinario, oltre ad affidarvi a persone e professionisti seri per la cessione/acquisto del cucciolo.
Ricordiamo, poi, che la socializzazione non finisce qui. È un periodo critico e delicato che persisterà per mesi fino alla fase di adulto. Ciò vuol dire che è INDISPENSABILE che il cucciolo faccia esperienze, socializzi, conosca il mondo intorno, affinché possa affrontarlo con serenità in ogni circostanza!
...Altro08.02.2023 11:55 / Articoli Team Zoomunity
Per i proprietari di animali domestici è sempre difficile riuscire a essere obiettivi sul peso del proprio animale.
Senza dubbio, ciò che preoccupa maggiormente i proprietari, è il dimagrimento, molto più dell’aumento di peso del proprio animale.
Non sempre, effettivamente, il dimagrimento percepito, è sintomo di una condizione patologica.
Cerchiamo di capire quando e perché questo debba essere un campanello d’allarme riguardo lo stato di salute del nostro animale.
Partiamo dal presupposto che lo stato costituzionale dell’animale viene indicato con il Body Condition Score, ossia un punteggio numerico che indica, con valore intermedio, lo stato fisico ideale; al di sopra e al di sotto, rispettivamente sovrappeso e sottopeso. es. su scala da 1 a 10, 5 è normopeso, 2 sottopeso, 8 sovrappeso.
Questo può essere un buon parametro per avere un’idea più precisa di come dovrebbe essere il fisico dei nostri animali. Se dovessimo descrivere la condizione ideale di un animale, sarebbe: snello, asciutto, con massa muscolare ben sviluppata, assenza di protuberanze ossee (vertebre, coste) evidenti alla vista, ma ben palpabili (il costato di un animale sovrappeso si percepisce con difficoltà). Teniamo conto anche della razza: un levriero ha un fisico totalmente diverso da un bullmastiff.
Dopo tale premessa, cerchiamo di capire quando e come il dimagrimento assume caratteristiche preoccupanti:
Cosa è necessario fare?
Sicuramente programmare una visita veterinaria con esami del sangue, urine e feci, in modo da inquadrare la condizione clinica, tramite i primi step diagnostici.
Importante interrogarsi sulla qualità e quantità dell’alimentazione dedicata al nostro animale. Nel corso della vita, può essere necessario un cambiamento nutrizionale, in base all’evoluzione della vita stessa e al passaggio da cucciolo ad adulto e poi anziano.
Consideriamo anche che nell’animale anziano, ad esempio, un minimo dimagrimento senile è contemplato, ma sicuramente lasciamo al Medico le competenze per riconoscere, in definitiva, un dimagrimento patologico o meno.
...Altro